
In Cosa Consiste l’EMDR
Il metodo EMDR è allo stesso tempo un approccio terapeutico e una tecnica specifica di intervento. Il significato di questo acronimo è Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari. Questo metodo è ormai largamente diffuso in tutto il mondo e la sua efficacia è provata in numerosi studi. L’EMDR viene utilizzato come parte del percorso terapeutico individuale per intervenire su una serie di episodi di vita disturbanti o traumatici.
Il metodo nasce negli Stati Uniti nel 1987 grazie alla ricerca e alle scoperte della psicologa Francine Shapiro. Questa terapeuta, divenuta poi molto famosa, scoprì in maniera casuale che i movimenti oculari volontari favoriscono il benessere percepito e diminuiscono l’intensità dei pensieri negativi. Da questa prima intuizione nascono gli studi scientifici successivi e le prime applicazioni del metodo. Inizialmente, l’EMDR è stato applicato a dei grandi traumi, ad esempio ai veterani della guerra in Vietnam che presentavano negli anni ‘90 dei segnali patologici di traumi non elaborati. Oltre ai reduci di guerra, la tecnica è stata successivamente applicata sulle vittime di aggressioni di tipo sessuale. Da questi primi studi, l’EMDR si è poi strutturato in un metodo vero e proprio e si è sviluppato negli ultimi 30 anni in diversi ambiti e per curare numerose problematiche.
EMDR: TIPOLOGIE DI TRAUMI
Nell’approccio EMDR si distingue tra due tipologie di traumi che vengono definiti traumi con la “T” maiuscola e traumi con la “t” minuscola. Questa è chiaramente una semplificazione della complessità umana e non ha nulla a che fare con la gravità delle esperienze traumatiche, ma è utile ai fini terapeutici per identificare una direzione dell’intervento.
I traumi con la “T” maiuscola sono costituiti dalle esperienze che hanno messo a repentaglio la vita della persona o che comunque hanno minato l’integrità personale creando un netto taglio tra un “prima” e un “dopo”. Ad esempio stiamo parlando di aggressioni fisiche o sessuali, incidenti, disastri naturali, l’aver assistito a omicidi o suicidi, la diagnosi di una malattia potenzialmente mortale. Come vedete queste sono esperienze totalmente imprevedibili e che lasciano la persona con un senso di impotenza e una profonda sofferenza che non riesce a trovare soluzione. Sono solitamente traumi recenti che portano la persona a chiedere aiuto ad un terapeuta per poter ristabilire un senso di sicurezza interna e fiducia interpersonale.
I traumi con la “t” minuscola sono episodi per certi aspetti più comuni e ricorrenti nella storia della persona. Solitamente si tratta di eventi o ricordi dell’infanzia che hanno creato delle ferite interne originate da traumi relazionali con le figura di attaccamento, genitori o altre figure significative. Questi episodi, magari ripetuti numerose volte nel corso dell’infanzia, possono influenzare lo sviluppo della persona negli atteggiamenti verso se stessi e verso gli altri, nelle credenze e nel sistema dei valori, nella fiducia in sé o nella capacità di affidarsi agli altri, nelle decisioni di vita e quindi, in ultima analisi, nello sviluppo della propria personalità. Diventa quindi importante ritornare a questi episodi riprendendo queste ferite mai elaborate qualora tornino direttamente o indirettamente attuali per le scelte di vita del presente o per le situazioni che tutti noi ci troviamo ad affrontare nella vita adulta.

L’IMPATTO PSICOLOGICO DEL TRAUMA
Il trauma rappresenta una ferita all’idea di se stessi e delle persone intorno a noi. In alcuni questi episodi rientrano in modo rapido e vengono immediatamente integrati ed elaborati autonomamente dalla persona. In questo frangente ciò che è di grande aiuto è la possibilità di condividere l’accaduto e trovare nella propria rete di relazioni un sostegno e una sicurezza. Accade però che questo non sia sempre possibile per diversi motivi o che non sia abbastanza. In questi casi il trauma supera la capacità della mente di assorbirlo e non può essere elaborato.
L’impatto emotivo e psicologico del trauma diventa allora di difficile gestione e determina una serie di problematiche. Le conseguenze sono svariate e non possono essere pienamente prevedibili in quanto ogni evento viene filtrato dalla persona secondo il proprio sistema di riferimento e la lettura conseguente è necessariamente soggettiva.
Per quanto riguarda i traumi con la “T” maiuscola visti precedentemente, una possibile conseguenza è lo sviluppo di segnali di grande disagio: continui flashback sull’evento, presenza di incubi o sogni disturbanti che riprendono aspetti dell’accaduto, irritabilità che alle volte può sfociare in veri e propri attacchi di ira, senso di ottundimento e distanza emotiva e relazionale. Questi sono anche i principali sintomi del disturbo da stress post-traumatico.
Ovviamente questa è solo una possibilità e la nostra mente può invece andare in altre direzioni portando a sviluppare altri tipi di disturbi come un’ansia generalizzata o una reazione depressiva.
Lo stesso vale per i traumi relazionali con le figura di attaccamento. In questi casi il percorso della mente è più intricato in quanto stiamo parlando di ricordi lontani nel tempo che si sono incastrati ed hanno prodotto una serie di conseguenze indirette nella strutturazione della personalità. In Analisi Transazionale è frequente l’utilizzo di una metafora per esemplificare il percorso interno di questi ricordi: i ricordi della propria infanzia sono immagazzinati e accatastati come se fossero una pila di monetine, le esperienze traumatiche sono rappresentati come delle monetine difettose che deviano e inclinano la pila da quel punto in poi.
MODELLO TEORICO ALLA BASE DELL’EMDR
Il modello teorico alla base dell’EMDR è l’AIP (Adaptive Information Processing), secondo il quale ogni esperienza che viviamo, positiva o negativa che sia, viene immagazzinata nel nostro cervello, in modo che le informazioni ad essa associate (immagini, pensieri, emozioni e sensazioni) siano regolarmente elaborate in modo naturale, permettendo all’evento di essere integrato con altri ricordi precedentemente archiviati e di far parte di una rete adattiva di informazioni.
Quando questo accade, riusciamo a collocare l’esperienza nel passato, distinguendo i vissuti che la caratterizzavano dai vissuti attuali e attribuendole un significato alla luce delle altre esperienze di vita. Tutti i ricordi sono collegati tra di loro in modo armonico e gli strumenti che si hanno a disposizione per affrontare situazioni e sfide future sono il frutto di un apprendimento su noi stessi, sugli altri e sul mondo. Ad ogni nuova esperienza, si creano nuovi collegamenti tra le reti neurali del cervello, attraverso i quali vengono rivisitate le dimensioni del passato, del presente e del futuro e vengono attribuiti nuovi significati alle tappe della storia personale.
Secondo questo modello, quindi, ogni essere umano nasce con la capacità innata di elaborare gli eventi che accadono. Purtroppo però le esperienze disturbanti possono sopraffare il sistema. I pensieri, le emozioni e le sensazioni corporee che le esperienze traumatiche hanno attivato possono restare bloccate inibendo le normali procedure di registrazione e immagazzinamento. Vengono quindi “congelati” i ricordi dell’esperienza che viene immagazzinata e conservata così come è stata vissuta senza possibilità di elaborazione.
Molti studi scientifici sostengono che i movimenti oculari utilizzati all’interno della tecnica dell’EMDR favoriscono l’attivazione del naturale processo di elaborazione che si era bloccato.
COME FUNZIONA LA SEDUTA EMDR?
La prima fase della seduta basata sull’EMDR così come in ogni psicoterapia è la raccolta della storia di vita della persona, con particolare attenzione agli eventi che possono essere stati vissuti come dei traumi. Questo primo passaggio viene fatto anche qualora vi sia un’evidente trauma recente, in quanto ogni evento può ricollegarsi al proprio passato e sommarsi ad esso. Inoltre la narrazione della propria storia facilita l’instaurarsi della fiducia nel terapeuta. Questo elemento che determina l’alleanza terapeutica è fondamentale per l’efficacia della psicoterapia.
Una volta identificati gli eventi più significativi e le ferite più dolorose, si passerà all’intervento mediante i movimenti oculari sulle scene traumatiche. Ciò che avviene durante la stimolazione oculare è molto soggettivo, potranno emergere delle immagini, delle sensazioni fisiche, delle emozioni o dei pensieri. Non vi è una regola su ciò che è corretto provare, anzi si stimola il paziente a notare tutto ciò che avviene senza giudizio e poi a riportarlo al terapeuta tra un set di stimolazione e l’altro. I movimenti oculari a livello neurofisiologico facilitano l’elaborazione dei ricordi in quanto riprendono lo stesso processo che avviene nel sonno nella fase REM. Nel sonno infatti vengono metabolizzati gli avvenimenti del giorno in modo da integrarli in una narrazione coerente di sé.
E’ possibile che durante la stimolazione si attivino delle emozioni intense, ma questa è solo una fase del processo ed è utile per l’elaborazione successiva. La persona mantiene comunque sempre la gestione del processo e può scegliere di fermarsi in qualunque momento.
Il metodo EMDR inoltre si basa su un “triplice approccio” che parte dal passato, per poi spostarsi sul presente e in un’ultima fase sulle prospettive future. Quindi si seguirà un ordine specifico che si è visto funzionare bene:
le esperienze passate che creano un alto livello di disagio,
le attuali cause di stress nel presente,
ai pensieri ed alle azioni desiderate per il futuro.
In conclusione, è importante ricordare che l’obiettivo dell’EMDR non è la cancellazione dei ricordi traumatici, non è infatti possibile e neanche auspicabile cancellare la propria storia, neanche nelle parti più dolorose. Il fine ultimo è poter ricordare senza che i ricordi condizionino il corso della vita e senza che essi creino un livello così intenso di dolore da precludere la realizzazione personale.

DOMANDE FREQUENTI SU EMDR IN TERAPIA
La terapia EMDR non è indicata e suggerita solamente per coloro che hanno vissuti grandi traumi, cioè eventi che hanno messo a rischio la vita o che comunque hanno minacciato in modo grave la persona. L’EMDR è una metodologia in realtà molto utile ed efficace anche per gli episodi più comuni, ma che hanno comunque prodotto una sofferenza ed un disagio. Si parla in questo caso di episodi della storia della persona, solitamente di eventi e situazioni vissute con le figure di attaccamento o con altre persone significative dell’infanzia.
In una certa misura, tutti gli episodi che hanno causato una sofferenza, se ancora nel presente suscitano un disagio, possono essere considerati traumi. In qualche modo, essi hanno influenzato lo sviluppo della personalità, gli atteggiamenti, le convinzioni e la presa di decisioni nel corso della vita.
Sono stati condotti numerosi studi sull’efficacia del metodo EMDR applicandolo su diversi disturbi e su tipologie differenti di traumi. Si è rilevato che questo approccio è efficace in particolar modo sul disturbo da stress post-traumatico rientrando così tra i trattamenti di elezione.
L’EMDR si dimostra inoltre utile ed efficace come strumento clinico all’interno dei percorsi di psicoterapia individuale per il trattamento di altre problematiche psicologiche. Ad esempio può essere utilizzato per la cura degli attacchi di panico, delle problematiche di ansia, depressione, per le difficoltà relazionali e per i lutti complicati.
Nella mia pratica clinica sono solito utilizzare la metodologia EMDR integrandola con il mio approccio e quindi con la mia modalità abituale di condurre la psicoterapia individuale. A seconda della fase della terapia e delle tematiche che si stanno affrontando, possono emergere dei ricordi e delle esperienze traumatiche, in questi casi propongo al paziente l’utilizzo della tecnica EMDR spiegandone prima il funzionamento e l’obiettivo. L’EMDR spesso serve a velocizzare il processo terapeutico o a superare delle fasi di stasi della terapia. In altri casi è indicata in quanto basata su un approccio non esclusivamente verbale che alle volte è limitato.
Detto questo, la tecnica EMDR non può essere applicata a tutti, nè tanto meno a tutte le situazioni, ma è un valido strumento in situazioni specifiche che sarà lo psicoterapeuta a valutare.
L’EMDR non è sovrapponibile all’ipnosi e presenta delle importanti differenze, si tratta quindi di due tecniche distinte. La differenza principale risiede nello stato di coscienza che l’EMDR stimola, con questa tecnica infatti la persona rimane vigile e cosciente, non vi è quindi una regressione in altri stati di coscienza, come nell’ipnosi. Più nello specifico alla base della metodologia EMDR vi è il mantenimento di un doppio binario di focalizzazione: da un lato si focalizza l’attenzione sul passato all’interno della scena traumatica potendo così tornare alle emozioni, ai pensieri e alle sensazioni vissute durante l’episodio, dall’altro si mantiene un contatto continuo nel qui e ora potendo così osservare con gli occhi del presente l’accaduto e con la consapevolezza di trovarsi ora in un luogo sicuro e distante. L’obiettivo quindi non è solo il rivivere la scena passata, ma è anche e soprattutto la possibilità di trovare delle chiavi di lettura diverse dell’evento traumatico in modo da poterlo integrare nella propria storia e nella propria identità.