
Psicoterapia Individuale
La psicoterapia individuale è prima di tutto un percorso di cambiamento personale. È un percorso che si intraprende in un particolare periodo della vita in cui è necessario trovare modi nuovi di funzionare con sé stessi e con gli altri. Il cambiamento in psicoterapia passa attraverso l’acquisizione di nuove consapevolezze ed una maggiore conoscenza di sé stessi a diversi livelli: convinzioni radicate, pregiudizi, emozioni prevalenti, comportamenti automatici, valori e ideali impliciti, aspirazioni e desideri. Tutto ciò è profondamente radicato in ogni persona spesso al di fuori di consapevolezza. Ognuno infatti porta con sé una storia ed un bagaglio di esperienze che l’hanno resa la persona che è nel momento della decisione di iniziare una psicoterapia.
La decisione di rivolgersi ad uno psicoterapeuta solitamente parte da una problematica o da una sofferenza che si può esprimere in diverse forme: un disturbo specifico o un periodo di vita particolarmente critico. Un elemento comune che si presenta in queste situazioni è una sensazione di blocco, un’impasse, in cui non si riesce più a procedere nella propria vita e, a volte, non si riesce a dare una spiegazione a ciò che si prova. È importante in questi momenti fare chiarezza e ordine, comprendere cosa sta accadendo e trovarne un significato. Questo è già un primo risultato della psicoterapia che però da solo non basta a produrre un cambiamento. In psicoterapia si cerca di andare più a fondo comprendendo e modificando gli ostacoli ad una espressione di sé libera ed autonoma, spontanea e capace di entrare in intimità con altre persone significative. Questi sono infatti i principi che guidano la mia azione come psicoterapeuta seguendo l’approccio dell’Analisi Transazionale.
“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.”
(Marcel Proust)
ANALISI TRANSAZIONALE
Parlando del metodo che utilizzo, l’Analisi Transazionale è una teoria psicologica ed un orientamento psicoterapeutico nato negli anni ’50 che è andato ad arricchirsi fino ai giorni nostri. Viene utilizzato nella cura delle principali problematiche e disturbi, sia nella psicoterapia individuale che nella terapia di coppia e di gruppo. Nella mia pratica clinica rendo partecipe il paziente del metodo e mi capita spesso di spiegare alcuni dei concetti di quest’approccio che più si possono applicare al caso specifico.

CONTRATTO TERAPEUTICO
Uno degli elementi centrali dell’Analisi Transazionale è il contratto terapeutico cioè il processo di definizione degli obiettivi. Il contratto è anche la prima fase della psicoterapia. Il cambiamento desiderato in psicoterapia non è ovviamente uguale per tutti. Per ogni persona vi saranno degli obiettivi diversi e basati sulla propria personale aspettativa. Attraverso il contratto si concordano gli obiettivi del cambiamento rendendoli espliciti, condivisi e verificabili in itinere.
L’obiettivo non può essere solamente la scomparsa del sintomo o del disturbo, ad esempio “Voglio eliminare gli attacchi di panico”. Non c’è in questo obiettivo una direzione di cambiamento e la nostra mente non capisce dove vogliamo dirigerci. È importante quindi che l’obiettivo sia espresso in positivo come un aspetto per noi desiderato e che ci faccia sentire bene. Nel caso precedente l’obiettivo terapeutico potrebbe diventare “Voglio diventare più autonomo e sicuro nelle decisioni importanti” o “Voglio imparare ad ascoltare di più le mie emozioni prima che diventino ingestibili”. Questi sono ovviamente solo degli esempi perché gli obiettivi sono connessi alle problematiche di fondo che generano il sintomo. L’obiettivo inoltre non può essere il cambiamento di un’altra persona, ad esempio “Voglio che mio marito mi rispetti di più”. Questo viene definito un contratto non accettabile in quanto non possiamo controllare i comportamenti e i pensieri degli altri, al massimo possiamo migliorare noi stessi. Un contratto accettabile in questo senso potrebbe essere “Voglio imparare a farmi rispettare”.
Il contratto è quindi uno dei cardini nella definizione di un piano di trattamento per permettere di individuare e condividere la meta e il cambiamento psicologico desiderato. Solitamente, le prime sedute vengono impiegate per definire in modo condiviso e chiaro questa direzione terapeutica.
ALLEANZA TERAPEUTICA
Infine in ogni psicoterapia è centrale la relazione che si instaura tra paziente e terapeuta. Il rapporto deve necessariamente essere caratterizzato da fiducia e rispetto che sono la base di una buona alleanza terapeutica. La persona che chiede aiuto in un periodo di vita difficile sentirà così la stanza di terapia come un luogo sicuro in cui potersi aprire e sentire a proprio agio. Una buona relazione permette infatti di condividere gli aspetti più personali e difficili di sé e della propria storia sapendo che saranno trattati con cura, rispetto e assenza di giudizio. La psicoterapia in questo senso va considerata come un viaggio a due con responsabilità e ruoli diversi, ma pur sempre condiviso in ogni passaggio.
Alla base della fiducia reciproca vi è sicuramente un caposaldo di ogni intervento psicologico, il segreto professionale. Lo psicologo è tenuto al rispetto della riservatezza del paziente e non potrà condividere all’esterno della stanza di psicoterapia le informazioni e i contenuti emersi.
A conferma dell’importanza della relazione interpersonale tra paziente e terapeuta vi sono numerose ricerche sull’efficacia della psicoterapia che affermano come sia soprattutto la qualità di questo rapporto e quindi l’alleanza terapeutica a determinare un esito positivo dell’intervento.
COME FUNZIONA LA SEDUTA?
Concretamente, la seduta di psicoterapia si configura come un dialogo libero ed emotivamente intenso in cui la storia e la lettura della realtà del paziente sono al centro. A seconda dei casi e della fase della terapia possono essere utilizzate delle tecniche specifiche che sarà mia cura spiegare in modo approfondito prima di applicare. In ogni caso lo strumento principale sarà il colloquio clinico focalizzato sui temi più importanti per la persona con un occhio al presente con le difficoltà attuali ed uno al passato con la storia individuale.
La durata delle sedute è di 50 minuti con una cadenza settimanale. Il costo della seduta è di 65 euro.

DOMANDE FREQUENTI SULLA PSICOTERAPIA INDIVIDUALE
Questa è una delle domande più frequenti e legittime che vengono fatte all’inizio di un percorso terapeutico. Ma per poter rispondere è necessario fare una premessa importante. Il concetto di guarigione è mutuato dalla medicina e fa riferimento al considerare la salute come “assenza di malattia”. Questo approccio è facilmente applicabile alla scienza medica in cui una malattia può essere presente o assente. Il discorso per quanto riguarda una problematica psicologica è più complesso e sfaccettato in quanto il sintomo si inscrive in un quadro più ampio: la personalità dell’individuo. Quindi è sicuramente possibile parlare di guarigione o miglioramento in psicologia, ma da un’ottica diversa: non come una mera eliminazione del sintomo che rischierebbe di manifestarsi in altra forma in futuro, ma come un processo di trasformazione più profondo che ha come fine ultimo l’eliminazione degli ostacoli interni che hanno frenato, inibito o sabotato la realizzazione personale.
Per fare ciò, i fattori che permettono una “guarigione” in psicoterapia sono tanti e probabilmente unici in ogni percorso, ma dalla mia esperienza i più importanti sono: la motivazione al cambiamento, la qualità e la fiducia della relazione che si instaura tra terapeuta e paziente, la capacità di riflettere su ciò che accede o su ciò che è accaduto nel passato, la possibilità di mettersi in gioco sperimentando nuove consapevolezze o nuove opzioni prima non disponibili.
La frequenza viene concordata con il paziente ad inizio percorso. Solitamente è prevista una seduta la settimana. Dalla mia esperienza ho potuto verificare che questa cadenza facilità l’andamento e l’efficacia della psicoterapia in quanto permette di entrare gradualmente in profondità sui temi più importanti e dare continuità ed intensità emotiva all’intervento. Esclusivamente in caso di particolare criticità si può prevedere un intensificarsi della frequenza delle sedute, ma non è la norma.
In fase di chiusura del percorso tendo a proporre una diminuzione della frequenza arrivando ad una seduta ogni 15 giorni. Il diradare gradualmente le sedute permette al paziente di sperimentare in un lasso di tempo via via maggiore le nuove consapevolezze ed acquisizioni che la psicoterapia ha generato.
La durata della psicoterapia è molto variabile, è quindi difficile definirla a propri. Solitamente viene concordata con il paziente una durata di massima nel corso delle prime sedute per permettere di avere un’idea del tipo di investimento necessario. Ciò che viene valutato per determinare questo arco di tempo sono le problematiche, la struttura di personalità e gli obiettivi terapeutici del paziente.
In generale si può parlare di psicoterapie a breve, medio o lungo termine con una durata che è legata al contratto terapeutico definito nella prima fase della terapia. Dare quindi un’indicazione di massima non è possibile perché ogni psicoterapia avrà delle caratteristiche uniche e specifiche. Allo stesso modo ogni persona ha dei tempi personali nel portare dei cambiamenti nella propria vita. Ciò che permette di avere una verifica continua dei tempi e della durata della terapia è la valutazione in itinere dell’andamento del percorso. Ci saranno quindi dei momenti nel corso delle sedute di psicoterapia dedicati ad un confronto su questo aspetto: quanto ci si è avvicinati al proprio obiettivo terapeutico o se quel determinato obiettivo è ancora valido.
Lo psicologo psicoterapeuta non può in nessun caso prescrivere farmaci, solo un medico lo può fare in virtù della sua laurea in Medicina e della sua formazione specifica sugli psicofarmaci.
Qualora si rendesse necessario un aiuto anche dal punto di vista farmacologico, posso proporre al paziente un invio ad uno psichiatra per valutarne la possibilità. La scelta rimane comunque sempre del paziente che è libero in ogni sua decisione. In ogni caso ritengo che la psicoterapia non sia contrapposta o alternativa al supporto farmacologico, anzi in molte situazioni può essere utile e proficuo un’integrazione tra i due interventi. Reputo fondamentale in tal senso un lavoro di equipe in cui sia possibile ed auspicato un confronto ed uno scambio con lo psichiatra di riferimento previo il consenso del paziente.
Secondo una ricerca dell’OMS in Italia una persona su cinque ha sperimentato un disturbo psicologico nell’arco della propria vita. Le problematiche psicologiche più diffuse sono legate alla depressione e ai sintomi ansiosi. Per cui è possibile affermare che soffrire di una problematica psicologica sia abbastanza frequente e comune. Può capitare a tutti di incontrare un periodo di vita difficile per i motivi più svariati. Ognuno di noi inoltre si porta dietro un bagaglio di esperienze ed episodi di vita che hanno formato e costruito il proprio carattere e personalità, tanto nelle risorse personali, quanto nelle fragilità. Queste vulnerabilità possono emergere in modo più evidente in alcuni momenti della propria vita oppure si può raggiungere un livello di sofferenza che non è più tollerabile e a cui non si riesce a dare una risposta da soli.
Chi decide di intraprendere una psicoterapia si pone nell’ottica del cambiamento e del miglioramento. Questo atteggiamento non è scontato ed anzi va rispettato ed ammirato dal momento che non è da tutti riconoscere di avere un problema, di aver bisogno di aiuto e infine di attivarsi per trovare una via di uscita.